PROGETTI DI AIUTO E SOSTEGNO PER I BAMBINI DELL'ITALIA, DELL'INDIA E DEL VCO : Chi siamo

U.L.M.I.

ULMI Onlus, Una Luce Marianista in Italia ed India sostiene la Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata. 


U.L.M.I.
I fondatori
La Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata, chiamate comunemente Marianiste è sorta nel 1816 in Francia ad Agen.
I suoi Fondatori sono il p. Chaminade, beatificato il 3 Settembre 2000 , e la Madre Adéle de Trenquelléon.

Le Figlie di Maria Immacolata d’Agen (Marianiste), e la Società di Maria (Marianisti), rappresentano, per il p. Chaminade “l’uomo che non muore”, atto a sostenere, animare e irradiare la rete delle comunità laiche e delle opere da lui ispirate.

Lo scopo della nostra Congregazione è la missione, che consiste nell’educare alla fede, con differenti mezzi: la scuola, la parrocchia, i dispensari… Fedeli all’intuizione dei Fondatori, riceviamo dalla Chiesa ogni missione destinata all’educazione della fede e dei costumi cristiani, e alla moltiplicazione dei cristiani, allo sviluppo di comunità dinamiche e attive e alla formazione di apostoli.

BEATO GUGLIELMO GIUSEPPE CHAMINADE




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Quattordicesimo ed ultimo figlio di una famiglia di mercanti di tessuti di Périgueux, nel sud della Francia, Guglielmo Chaminade nacque l’8 aprile 1761. Frequentò il collegio-seminario di San Carlo di Mussidan, dove la sua fede e la sua devozione mariana si rafforzarono. Completò la sua formazione a Parigi. Ordinato sacerdote nel 1785, divenne economo e professore a Mussidan fino allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789. L’educazione ricevuta in famiglia, completata dalla formazione teologica e professionale, fece emergere i tratti dominanti della sua personalità: una forte costituzione, sia fisica che morale, un sano buonsenso, un giudizio equilibrato, le qualità di un uomo d’azione radicate in una profonda vita interiore. Come i fratelli, con i quali lavorava al collegio San Carlo, si rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà alla Costituzione civile del Clero – siamo nel 1790 – ragion per cui il collegio venne chiuso. La prova della Rivoluzione Durante il Regno del Terrore, Chaminade si rifiutò di andare in esilio. All’età di trent’anni, nonostante pendesse una taglia sulla sua testa, si stabilì a Bordeaux, dove visse da clandestino per poter esercitare il ministero sacerdotale, talvolta costretto a mascherare la sua identità con travestimenti e rischiando spesso la vita. Il rischio del patibolo rafforzò la sua fede.


L’esilio in Spagna
Nel 1797, dovette tuttavia prendere la strada dell’esilio. Andò a Saragozza, in Spagna, dove per tre anni condusse una vita di preghiera, di riflessione e di studio all’ombra di Nostra Signora del Pilar, facendo piccoli lavori di artigianato per guadagnarsi da vivere. Ebbe modo di riflettere sulla sua vita, sulla situazione della Francia… La Vergine del Pilar intanto preparava il suo futuro missionario.

“Missionario apostolico”: audacia creativa nella fede
Quando tornò a Bordeaux, alla fine del 1800, fu nominato amministratore della diocesi di Bazas e, su sua richiesta, ricevette da Roma il titolo di “Missionario apostolico”. Un titolo che gli fu sempre molto caro: avrebbe fatto il missionario in modo nuovo! Nova bella elegit domini! Dio prepara una nuova tattica.

E’ l’8 dicembre 1800: con dodici giovani dà vita alla prima Congregazione mariana, La Comunità laica, base del suo lavoro al servizio della nuova evangelizzazione. Con questi giovani, alleati di Maria, avrebbe riacceso ovunque la fiaccola della fede! E’ il primo seme della Famiglia Marianista.

Nei tre anni di esilio, aveva capito che si era conclusa un’epoca e ne era cominciata un’altra. Bisognava trovare nuovi strumenti per poter rispondere a nuove necessità. Occorrevano nuovi metodi per poter proclamare ed educare alla fede. I mezzi erano semplici: occorreva cominciare dal Battesimo; era necessario vivere con coerenza il proprio battesimo. È il Battesimo che rende ogni cristiano un missionario. La fede che ciascuno riceve e vive, deve diventare contagiosa.

A poco a poco, centinaia di giovani e di adulti si unirono al primo nucleo di Congregati. Il 15 agosto del 1804, la Cappella della Maddalena, a Bordeaux, diventò il centro delle loro riunioni e dei loro incontri. Verso un Istituto secolare: l’Alleanza Mariana.

Nel 1809, l’interdizione di Napoleone delle “Congregazioni religiose” costrinse Padre Chaminade a ridurre al minimo il loro lavoro apostolico. Questa prova generò qualcosa di nuovo: vari membri della Congregazione pronunziarono dei voti privati; vivevano da consacrati ma nell’anonimato. Erano i congregati più entusiasti e più attivi nel portare avanti le attività della Congregazione. Era, potremmo dire, l’Istituto secolare marianista; tale ramo della Famiglia Marianista si prolunga oggi con il nome di Alleanza Mariana.

Il bisogno di un uomo che non morisse mai: Istituti religiosi
Insieme ai discepoli più zelanti egli infine realizzò un progetto che gli era molto caro da lungo tempo: la fondazione di Congregazioni religiose per poter garantire la continuità all’animazione dei gruppi laici. Nel 1808, Chaminade aveva iniziato una feconda corrispondenza con Adele de Batz de Trenquelléon.

ADELE DE TRENQUELLEON


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Ma chi era Adele? Adele nasce al castello di Trenquelléon (Feugarolles) circa un mese prima della Presa della Bastiglia, il 10 giugno 1789, in una famiglia nobile, le cui origini, da parte di madre, risalgono a San Luigi IX. Suo padre, ufficiale, presta servizio nel reggimento delle Guardie francesi. Fedele al Re, conosce l’esilio… Così pure Adele che, nel 1797, deve lasciare Trenquelléon con sua madre e il fratello Carlo. L’ esilio Sono accolti prima in Spagna e poi in Portogallo. Dura esperienza per una ragazza, ma dalla quale uscirà matura, aperta agli altri, radicata nella preghiera e soprattutto nell’amore verso Cristo. In Spagna, a S. Sebastian, il giorno dell’Epifania 1801, Adele fa la sua prima Comunione. Ha undici anni e mezzo. E’ un momento particolare per lei: un incontro indimenticabile con Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia. Alcuni mesi dopo, con la sua famiglia, torna in Francia, ma a condizione che i suoi genitori la riconducano in Spagna, non appena avrà raggiunto l’età per poter entrare al Carmelo. Adele non dimenticherà mai lo spettacolo desolante che ha visto durante il viaggio di ritorno: le chiese trasformate in fienili, in rimesse, statue decapitate, la miseria della gente…


Adele si mette al lavoro
Di ritorno a casa, non dimentica l’appello di Gesù: diventare carmelitana.

M. Ducourneau, che si preparava ad essere sacerdote al momento della Rivoluzione, viene nel 1802 al castello per occuparsi dell’educazione di Carlo. Consigliata dalla madre, Adele gli chiede un regolamento di vita per poter, quando verrà il momento, rispondere all’appello del Signore. A questo regolamento, che l’invita a una mezz’ora di meditazione mattino e sera, alla Messa quotidiana, alla lettura spirituale, alla preghiera del rosario…, Adele aggiunge: “Prendo la risoluzione di applicarmi principalmente alla pratica dell’umiltà, della dolcezza, dell’obbedienza, di rinunciare alla mia volontà, di impegnarmi a praticare tutte le virtù, in particolare quelle che mi sono più necessarie per il mio stato attuale e per il Carmelo”.

Nel 1803 riceve il Sacramento della Cresima. Si è preparata passando sei settimane presso le Carmelitane d’Agen, che vivono nascoste, essendo stato il loro Ordine interdetto dalla Rivoluzione. Da questo momento, Adele prende l’abitudine di raccogliersi, alle tre del pomeriggio, ai piedi della Croce, per unirsi all’infinito amore di Cristo per gli uomini. Lei arde quando si tratta di condividere la fede che l’anima… Con Jeanne Diché, cresimata con lei e con qualche anno in più, comincia a condividere la fede e la vita cristiana, tanto da meravigliare il Sig. Ducourneau. Questi suggerisce loro di fondare un’associazione di preghiera e di sostegno, per vivere la loro fede, il loro amore a Cristo, il loro desiderio apostolico.

Dalla «Piccola Società» … alla Congregazione Mariana
L’associazione chiamata ” Piccola Società ” si costituisce durante l’estate 1804. Presto aumenta il numero dei membri. L’associazione è diretta da Jeanne fino al mese di aprile del 1805, quando si sposa col Dott. BELLOC. Essendo meno disponibile, sarà Adele ad assumerne l’intera responsabilità. Ogni settimana è inviata dal castello una lettera destinata alle associate, che commenta il Vangelo della domenica, una festa liturgica, e aiuta a prepararsi alla Comunione… I membri si sentono così accompagnati; si stimolano a vicenda per vivere il Vangelo, per essere missionarie nel loro ambiente, presso le loro amiche…; fanno catechesi, provvedono ai bisogni dei poveri, visitano i malati, i prigionieri… Adele apre anche una piccola scuola nel suo castello. Ha a cuore l’educazione umana e cristiana dei giovani di campagna. Lascia tutto, non appena sente arrivare i suoi piccoli alunni, che arrivano a tutte le ore: abitano i casali vicini, lavorano alla fattoria o nei pascoli…

Durante l’estate del 1808, a Figeac, un incontro provvidenziale tra la baronessa di Trenquelléon e M. LAFON, un congregato di Bordeaux, mette in relazione Adele e Chaminade. Gli obiettivi dei due gruppi coincidono ed è con gioia che Chaminade associa la “Piccola Società”, allora composta di 60 membri, alle Comunità Laiche di Bordeaux. Adele approfondisce il suo amore per Maria facendo la consacrazione proposta da Padre Chaminade.

«Un caro progetto » : l’Istituto
opo aver rinunciato, non senza un doloroso e sofferto discernimento, ad una vantaggiosa proposta di matrimonio, Adele ormai decisa ad appartenere totalmente a Dio, si dedica a tempo pieno alla missione, condividendo con alcune compagne ” un caro progetto “: la fondazione di un Istituto religioso. Il suo cuore è ormai, e più che mai, tutto di Dio.

Nel 1814, Adele comunica a Padre Chaminade il suo desiderio e quello di numerose sue compagne, di fondare una comunità religiosa. Chaminade le risponde in maniera entusiasta: “Mia cara figlia, fammi sapere se il tuo desiderio di essere una religiosa comprende le intenzioni e le disposizioni di una piccola missionaria”. A queste parole, Adele si sentì infiammare il cuore. Qualche mese prima della fondazione vera e propria, Chaminade le scrisse più esplicitamente: “Tu sai che stai chiedendo la condizione religiosa. I veri membri di una Congregazione debbono essere anche missionari; questo dovrebbe valere ancora di più per dei membri religiosi. Perché l’augusta Maria é la vostra patrona e voi siete le sue figlie”.

Ed è così che nasce ad Agen, il 25 maggio 1816, l’Istituto delle Figlie di Maria. L’anno dopo, il 2 ottobre 1817, nascerà il ramo maschile: la Società di Maria, che riuniva in comunità religiosi e sacerdoti. Saranno conosciuti come Marianisti. Ben presto, religiose e religiosi si mettono all’opera, dedicandosi essenzialmente all’accompagnamento dei gruppi delle Comunità Laiche (adolescenti, giovani, madri e padri di famiglia…) e all’educazione attraverso la scuola, la catechesi, i laboratori, i ritiri, i pensionati… Per suoi due Istituti religiosi, i cui membri emettevano i tradizionali voti di povertà, obbedienza e castità, Padre Chaminade aggiunse il “voto di insegnare la fede e la pratica cristiana”. Un voto che ricordava ad ogni Marianista la missione a cui era chiamato dalla Madre di Dio.

Toccare il cuore
E’ necessario toccare i cuori, suscitare la fiducia… diceva Adele alle sue figlie; tutto è guadagnato con la fiducia; quando si tocca il cuore… le persone si mettono in cammino.

Con la fondazione dei due Istituti, la Famiglia Marianista era ora al completo: Comunità Laiche, Istituto Secolare, Figlie di Maria Immacolata, Società di Maria. Tutti questi gruppi riconoscono la loro unità nell’impegno comune di vivere la spiritualità marianista lasciata loro dai Fondatori. I loro membri, attualmente 9000 circa in 32 paesi, lottano per realizzare il sogno di Chaminade: presentare al mondo la meraviglia di un “popolo di santi”. La loro missione? Predicare il messaggio evangelico e lavorare per la salvezza di tutta l’umanità sotto la guida di Maria, madre di Gesù, e in alleanza con Lei.

CONSACRATI A MARIA
E’ giunto il momento di parlare di Lei, Maria, la Madre. E’ Lei all’origine di tutto ciò che Chaminade e Adele hanno realizzato. L’impronta mariana della Famiglia Marianista è soprattutto opera di Padre Chaminade. Sin da giovanissimo, Guglielmo ebbe un rapporto spontaneo, singolare, profondo con Maria. In seguito avrebbe chiamato questo legame con Maria con espressioni diverse: devozione, dedizione, pietà, alleanza, consacrazione. Egli considerò sempre Maria come Madre: madre di Gesù e madre della Chiesa. Per Chaminade, Maria, donna e madre, è il grembo materno comune a Dio e agli uomini. Entrambi si incontrano in lei. Ella è grembo di luce, di fede, di gioia, di fiducia piena di speranze, di calore, di accoglienza, di amore. Chaminade vedeva Maria come un dono straordinario di Dio a tutti i credenti. Come San Giovanni, i cristiani ricevono il dono di poterla riconoscere e accogliere come madre. Essi la amano, si affidano a lei, la “assistono” nella sua missione. L’espressione “consacrazione” è la più forte e la più audace che si possa usare per esprimere questo rapporto. Per Chaminade, si tratta di alleanza.
I cristiani sanno che questa consacrazione non termina in Maria; sanno che sono consacrati al Padre in Cristo dallo Spirito Santo. Il grembo di Maria è il grembo della Chiesa, madre e vergine, è il fonte battesimale. “In questo fonte”, secondo Chaminade, “la Chiesa, nostra madre, fa nascere dal suo grembo verginale i figli che ha concepito dallo Spirito di Dio”. “Gesù Cristo fu concepito e formato a nostra immagine nel grembo della santissima Vergine per azione dello Spirito Santo. Similmente, gli eletti debbono essere concepiti in quel grembo verginale per azione dello Spirito Santo, e debbono essere formati a somiglianza di Gesù grazie alle cure materne di Maria”.

Consacrazione vivente a Maria
La consacrazione a Maria ha profonde connotazioni affettive senza le quali non raggiungerebbe la sua pienezza, né asseconderebbe il suo dinamismo; non è una semplice questione di ragione e di volontà. “lo ti offro il mio cuore, tutto il mio essere, la mia vita…” questo esprimono nella formula di consacrazione i membri della Famiglia Marianista. Conoscere, amare, servire Maria, formare un’alleanza con lei, appartenerle…: tutto questo significa impegnarsi nel conoscere, nell’amare, nel servire Dio, nel vivere l’alleanza con il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo. Significa essere “consacrati” dalla Trinità per la Trinità. Dal momento del nostro Battesimo, noi viviamo volti a Dio, nel grembo materno di Maria, nel grembo della Chiesa.

Proclamazione della consacrazione a Maria
Padre Chaminade visse e testimoniò questa alleanza con le parole, i gesti, e con il suo impegno apostolico ispirato da Maria quale nuova Eva, madre di Gesù e di tutti i viventi. Egli propose questo ideale mariano soprattutto ai giovani: in Maria avrebbero trovato bontà, bellezza, libertà e liberazione, un amore che avrebbe rinnovato lo splendore e l’attrazione di una fede come nel passato, sorretta – nonostante le difficoltà – dalla speranza. Di tutto questo, la Donna, Maria, è testimone vivente, l’icona, diremmo oggi, che fornisce un luogo di raccolta, ed una bandiera sotto cui combattere. La bellezza unita alla bontà e alla verità, salveranno il mondo.

Abbiamo bisogno, oggi, di uomini e donne che riescano ad elevarsi fino alle altezze della Trinità nella loro contemplazione mistica, e che riescano a scendere nelle più infernali profondità del dolore, della povertà, del peccato, della malattia, e dell’ingiustizia con il messaggio della redenzione. II cristiano è chiamato a questa missione, che è in definitiva la missione stessa di Maria, e può realizzarla fruttuosamente grazie al rapporto con Lei, grazie all’alleanza con Maria.

MAESTRO DI UNA VITA DI PREGHIERA
Innamorati di Maria, Adele e Chaminade furono anche persone di profonda preghiera.
Pregare, per i Fondatori della Famiglia Marianista, significa vivere la presenza di Dio che è in noi e attorno a noi.

La preghiera è un incontro che trasforma
Pregare è essere consapevolmente alla presenza di Dio. Questa presenza gradualmente ci trasforma.

Cominciamo a vedere le cose come le vede Dio; cominciamo a giudicare le situazioni come le giudica Dio. Impercettibilmente assumiamo il modo di pensare di Cristo, i suoi atteggiamenti diventano nostri.
Il ruolo di Maria nella nostra preghiera

La vera preghiera cristiana è anche preghiera mariana. Maria è presente nella nostra vita di preghiera come madre di Gesù e nostra madre spirituale. Come madre la sua presenza tende a formarci secondo l’immagine del suo unico figlio, Gesù Cristo. Chaminade ci suggerisce di metterci consapevolmente alla presenza di Maria quando cominciamo a pregare, e di restare in tale presenza per tutto il tempo della preghiera. Non si tratta tanto di rivolgere la preghiera a Maria (sebbene questo sia certamente un tipo utile di preghiera), ma piuttosto di pregare con lei. A poco a poco, l’avere Maria accanto a noi quando preghiamo trasformerà la nostra preghiera: la fede crescerà, la fiducia in Dio diventerà abbandono sempre più totale fra le sue braccia, l’amore per Cristo infiammerà e orienterà ogni nostro pensiero e ogni nostra attività. Pregare con Maria significa lasciare che lei ci formi ad immagine di suo Figlio. “Abbiate in voi questo modo di pensare che era in Gesù Cristo “, ci ricorda San Paolo. Chi più di Maria ha conosciuto questo “modo di pensare” e l’ha pienamente condiviso? Con Maria, la nostra preghiera diventerà vita e la vita diventerà preghiera.

Gli ultimi anni
Nella sua lunga vita, 89 anni, Padre Chaminade dovette affrontare prove fisiche e morali che lo aiutarono a purificare la sua fede, speranza e carità. La sua fiducia filiale in Maria lo mantenne in pace. Perse a poco a poco le persone più care, le sue preziose collaboratrici: Teresa Carlotta de Lamourous, che egli aveva aiutato nel fondare la congregazione religiosa della Misericordia, a Bordeaux; e Adele, che si spense a 38 anni, amata e rimpianta da tutti. Consumata dal lavoro, ma anche dalla malattia, che l’aveva già condotta alle porte della morte nell’autunno del 1809, incitandola a mettere a profitto il tempo che le rimaneva da vivere, è con questo grido d’amore “Osanna al Figlio di David” che il 10 gennaio 1828, all’alba, ella aveva raggiunto il Cristo, servito con amore, entusiasmo e generosità.

Il Fondatore trascorse gli ultimi vent’anni della sua vita a seguire lo sviluppo delle opere e delle comunità che erano sorte in Francia, in Svizzera e negli Stati Uniti. “Da tanto tempo non vivo e non respiro se non per diffondere il culto della Beata Vergine Maria”, confidava l’anziano fondatore. Morì a Bordeaux vicino alla Cappella della Maddalena, il 22 gennaio 1850, circondato dai suoi figli.

Tutta la vita di Adele e di Chaminade non ebbe che uno scopo: far conoscere, amare, e servire Gesù e Maria convinti che non si possono “condurre le persone a Gesù Cristo se non attraverso la sua santissima madre”. “La nostra opera è grande”, diceva Chaminade, “è magnifica. Se è anche universale, è perché siamo missionari di Maria, che ci dice: ‘Fate tutto quello che Lui vi dirà’. Sì, siamo tutti missionari. A ciascuno di noi la Santissima Vergine ha affidato il mandato di lavorare alla salvezza dei nostri fratelli e delle nostre sorelle nel mondo”.

La Famiglia Marianista oggi
Adele e Chaminade continuano oggi a fare appello a noi per promuovere attivamente la fede nella nostra società. Una società confusa, dove spesso i punti di riferimento non sono cristiani. La spinta ad avere ‘sempre di più, il consumismo, il progresso e il ‘sensazionalismo’ piuttosto che il ‘servizio’ sono il motore di tutto. L’ingiustizia allarga il divario tra il ricco e il povero. Come Famiglia Marianista abbiamo “Buone Notizie” da portare a tutti; abbiamo un messaggio di speranza da donare all’uomo disorientato di oggi. Maria ha bisogno, oggi come ieri, di missionari.

Come i servi a Cana, lei ci chiama oggi alla missione: fate tutto quello che Lui vi dice!

Maria continua ad offrire la sua alleanza; continua a dire a ciascuno di noi, a te…: “Ho bisogno di te.”



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